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Preziosi lancia il sasso e tira indietro la mano

Il presidente del Genoa, Preziosi

Dopo la gara vinta dalla Roma a Marassi, Preziosi rilascia alcune incredibili dichiarazioni, poi ritrattate il giorno dopo

Ma in mano a chi è, il calcio italiano? Come se non bastassero Tavecchio e le esilaranti esternazioni su Opti Pobà, o Lotito e il suo piano di ristrutturazione, col quale il nostro sport nazionale prepara la discesa agli ultimi posti in Europa, ora arrivano le incredibili dichiarazioni del presidente del Genoa, Preziosi, al termine della partita vinta dalla Roma a Marassi. Una partita caratterizzata da un gran numero di decisioni complicate per l’arbitro Banti, che però, a norma di regolamento sembra averle prese nel verso giusto. A parte il calcione di Perotti a Holebas non sanzionato con il rosso, che avrebbe lasciato i grifoni in nove.

Al termine della gara, ampiamente dominata dai giallorossi, Preziosi non ha trovato di meglio che tirare fuori un riferimento ai fatti messi in luce dall’inchiesta sulla presenza della mafia a Roma nel settore degli appalti legati alla cooperazione. Salvo poi, quando la frittata era ormai stata fatta, asserire di non aver mai fatto riferimento all’inchiesta della magistratura capitolina, sulla quale peraltro non si capisce cosa possa entrarci il calcio. Se possibile, la toppa messa da Preziosi è ancora peggiore del buco.

Se questa è la classe dirigente del nostro calcio, vuol dire che i tifosi italiani possono mettersi tranquillamente l’animo in pace e che il nostro divertimento del fine settimana si avvia alla bancarotta completa. Le prime avvisaglie si erano del resto avute con le improvvide dichiarazioni di Tavecchio e la difesa d’ufficio di Lotito, poi sanzionate con la squalifica arrivata dall’UEFA, ma non come le stesse avrebbero meritato. Purtroppo il nostro calcio è ormai palesemente in mano a persone che non riescono a tenere a freno la lingua e che non si peritano di collegare la stessa al cervello, prima di metterla in azione. Il tutto mentre la Serie A sprofonda.

Viene una grande nostalgia, ripensando al periodo in cui le sorti del nostro sport nazionale potevano vedere all’opera dirigenti come Artemio Franchi o personaggi come Dino Viola e Gianni Agnelli, pronti a difendere le loro squadre, ma sempre centellinando le parole. Una proprietà di linguaggio che evidentemente non è nelle corde dei nuovi padroni del football italico, che amano le dichiarazioni ad effetto e spesso grevi. Intanto sugli spalti dei nostri stadi, gli ultras continuano a fare come vogliono, evidentemente ispirati da tanto esempio…

 

 

 

 

 

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